Un team del San Raffaele ha verificato che attraverso una tomografia ad emissione di positroni (PET) ed uno specifico marcatore è possibile cogliere le eventuali alterazioni
nell'invio degli impulsi elettrici fra i neuroni e dunque "prevedere"
l'arrivo della malattia e cure (più efficaci) sin dallo stadio iniziale.
La diagnosi spesso tardiva è una delle ragioni che rende
inefficaci le terapie anti-Alzheimer e la ricerca internazionale da anni ha
puntato infatti i suoi sforzi sui sistemi che consentono di individuare presto
la comparsa della malattia. Lo studio, coordinato da Daniela Perani e pubblicato sul
Journal of Alzheimer, avrebbe dimostrato che l'uso di una nuova "spia"
molecolare funziona da 'neurotermometro', consentendo dunque di valutare la
presenza dell'Alzheimer anche nella sua fase iniziale quando i sintomi di
decadimento clinico sono lievi. Gli scienziati hanno visto che l'alterazione dell'attività colinergica,
cioè quella del sistema molecolare composto dalle sinapsi e dai
neurotrasmettitori, responsabile dell'invio degli impulsi elettrici tra i neuroni, non
si registra solo quando l'Alzheimer è in fase conclamata, ma si verifica anche
quando il deficit cognitivo è minimo. Il problema della ricerca medica è come
"scoprire", in presenza di sintomi minimi, che questa alterazione è
già in corso e secondo il team del San Raffaele questo accertamento è possibile
attraverso la Pet e un particolare tracciante - l'11C MP4 - in grado di misurare
l'attività della acetilcolinesterasi, enzima fondamentale nell'attività dei neuroni colinergici.
Nessun commento:
Posta un commento