mercoledì 1 maggio 2013

La sindrome da immobilizzazione o allettamento


Il 13 Aprile scorso l'incontro dell' Alzheimer cafè a Lissone ha affrontato l'argomento della sindrome da allettamento nel paziente con demenza rivolto ai caregivers familiari dei pazienti affetti da demenze; l'incontro che è stato introdotto dal Dr. Roberto Dominici, è stato condotto dall'infermiere professionale Cristina Disero' che lavora presso la RSA Agostoni di Lissone

La sindrome da immobilizzazione si definisce una condizione caratterizzata da ridotta o assente autonomia nel movimento, ad insorgenza acuta o cronicamente progressiva.
Non è una vera malattia, ma è spesso la causa di vere e proprie patologie: cardiache, respiratorie, circolatorie e metaboliche.
In ambito geriatrico è spesso la conseguenza di una prolungata immobilizzazione a letto alla quale sono costretti pazienti anziani particolarmente “fragili”. Se non adeguatamente contrastata, essa porta inesorabilmente l’anziano ad uno stato di disabilità ingravescente fino anche alla morte.
Le principali cause di immobilizzazione nell’anziano comprendono fattori biologici (facilitanti), psicologici e socio-ambientali (aggravanti).
Tra i fattori biologici sono compresi:
1) patologie a carico dell’apparato muscoloscheletrico: artriti, osteoartrosi, osteoporosi, fratture (principalmente a seguito di cadute e a carico del femore), polimialgia reumatica, borsiti e tendiniti (soprattutto a carico del piede). Queste condizioni inducono immobilità provocando dolore, ridotta ampiezza di movimento, debolezza muscolare, decondizionamento;
2) malattie neurologiche: ictus, morbo di Parkinson, demenza, neuropatie periferiche, cui conseguono compromissione della funzione motoria da danno centrale, dolore, debolezza e ipotrofia muscolare, deficit sensoriali (propriocettivi);
3) malattie cardiovascolari: scompenso cardiaco (dispnea da sforzo), coronaropatia (angina da sforzo);
4) malattie polmonari: BPCO e sindromi restrittive;
5) altre condizioni: riduzione del visus (cataratta, retinopatie, ecc.), patologie a carico dei piedi (ulcere, calli), malnutrizione, gravi malattie sistemiche (neoplasie), effetti collaterali di farmaci (sonnolenza e atassia indotte da ansiolitici, rigidità muscolare);
Tra i fattori psicologici ricordiamo la depressione, il timore di cadute e la perdita dell’abitudine al movimento (per decondizionamento da riposo prolungato a letto dopo malattie acute), condizioni che inducono i pazienti a stazionare più a lungo tra poltrona e letto.
L’attività fisica è indispensabile per il mantenimento del normale trofismo osseo e muscolare e delle proprietà biomeccaniche delle strutture cartilaginee.
L’immobilizzazione prolungata porta a riduzione della massa (ipotrofia) e della forza muscolare (ipostenia) per decondizionamento, a cui talvolta si associano contratture muscolari.





Ecco di seguito alcune immagini dell'incontro dell'Alzheimer cafè a Lissone















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