lunedì 31 marzo 2014

L'importanza dei Ricordi




Tra i libri che mi piacerebbe segnalare ai miei amici in questo periodo vi è sicuramente quello del bravissimo e notissimo attore Giulio Scarpati prolifico attore di teatro, cinema e televisione, e del tutto recentemente, anche autore del libro dal titolo significativo: Ti ricordi la casa rossa ? Lettera a mia madre' (Mondadori, 144 pagine, 16,00 euro). Una delle frasi scritte nel frontespizio di Aral è noi siamo cio’che ricordiamo e sono proprio i ricordi, la loro memoria, la possibilità di essere rievocati e presenti in ogni momento della nostra vita ad essere colpiti dalla malattia di Alzheimer.
In 'Ti ricordi la casa rossa” l'attore Giulio Scarpati torna a raccontare alla madre Flavia,  alla quale è stata diagnosticata 3 anni, fa la malattia di Alzheimer, la storia della sua famiglia: ripercorre tutte le tappe del consueto viaggio a Licosa, nel Cilento, per anni loro meta estiva e luogo a lei particolarmente caro, fa il ritratto nitido della persona vitale che era prima di ammalarsi, percorre ogni possibile strada per farla reagire e restituirle i ricordi delle cose, dei nomi, di una vita intera. Lo stesso attore in una intervista rilasciata sul durissimo percorso vissuto con la madre, ha affermato:''E' stato molto doloroso, volevo mollare. Sono riuscito ad arrivare in fondo solo perché avevo l'urgenza di restituire a mia madre quella dignità del suo passato che aveva smarrito per strada, la sua personalità, i suoi ricordi, la sua memoria. All'inizio è stato difficile perché per primo non accettavo la sua malattia, non la guardavo negli occhi. Pensavo a torto che bastasse metterle le cuffie dell'iPod, farle ascoltare la musica classica o napoletana che amava tanto per riportarla indietro, mi raccontavo da solo una grande balla, continuavo a mentire. Noi uomini talvolta siamo così, ci ostiniamo a fuggire di fronte alla malattia. E' strano, perché invece mia madre non pensava in certi momenti che a scappare di casa per andare non si sa dove, una volta a Budapest con il taxi''.
Di fronte alla malattia si aprono dentro di noi orizzonti nuovi, inaspettati di fronte ai quali non siamo preparati  e di fronte ai quali reagiamo o con rabbia e frustrazione o con rassegnazione di fronte ad un declino che fino ad oggi non è possibile fermare; è una percezione drammatica forse più di quanto quella di trovarsi accanto a un genitore in stato vegetativo da cui tu sai che non potrà mai uscire. Tu sei li vicino a quella persona muta e immobile che non comunica più con il mondo La vita accanto ad una persona con demenza è invece una lotta che si vorrebbe vincere, di fronte a cui non ci si vuole arrendere mai, significa leggere nello sguardo, negli occhi, nelle mani che cercano le tue e infine nel corpo una voglia di aggrapparsi alla vita con tutti i mezzi a disposizione per dire: io ci sono ancora, io esisto, io sono vivo ed ho bisogno di te e del tuo amore per continuare questa vita. La malattia ci costringe a vivere in un presente senza fine, dissolvendo gradualmente il passato e impedendo di vedere prospettive di guarigione nel futuro.
“Non c'è futuro, e senza futuro il presente è solo il passato. Per questo sono qui accanto ma non mi vedi. O mi vedi e non mi riconosci. Mi fissi e mi attraversi con lo sguardo. Vedi altro. Vedi altri, di altri tempi''. Mentre una madre perde inesorabilmente la memoria, il figlio non fa che ricordare, anzi impara a ricordare.,
  Il libro affronta un tema importante, ma senza tralasciare l'ironia, perché ora il tempo non fa più da fissativo ma da solvente: il dissolversi delle memorie della madre è il set dei ricordi del figlio. Nell'itinerario percorso in direzioni contrarie c'è la ricerca di un appuntamento, la rinnovata speranza di incontrarsi in qualche fortunato luogo dell'anima. Risalendo di ricordo in ricordo, attorno alla Casa Rossa, il cuore della memoria condivisa, ruotano gli aneddoti più malinconici ma anche più divertenti, a partire dal periodo della guerra e dai vecchi rituali cilentani, l'esplorarsi dei corpi, la scoperta del sesso. Passando per le vicende del Giulio angelo biondo, ragazzino sempre obbediente, al quale si contrappone l'alter ego Giulio il pazzo, meno inquadrato e più artista fino ai suoi primi lavori teatrali (Il trionfo dell'amore, Prima del silenzio, Lorenzaccio, Orfani, Ifigenia, L'idiota...) , il periodo di attivismo politico negli anni Settanta, l'avventura del cinema ('Il giudice ragazzino, Pasolini, Chiedi la luna, Cuori al verde, Italiani, Mario Maria e Mario...) e il grande successo in tv.

 Il libro come lo stesso Scarpati ha dichiarato è un atto dovuto a sua madre, il racconto di un figlio che impara a ricordare da lei che dimentica, che impara quanto sia importante comunicare, non con le parole ma con il linguaggio delle emozioni, della dimensione del non verbale, del sentimento autentico che rimane nonostante le difficoltà ed i problemi. Giulio Scarpati ha avuto la fortuna di avere una famiglia numerosa accanto a sostenerlo, ma c'è tanta gente che vive questi drammi in totale solitudine. È anche per loro che Aral continuerà la sua azione a perseguire i suoi obiettivi ed io sarò sempre in prima linea come un irriducibile eroe greco alle Termopili, viaggiando in direzione contraria e ostinata.




1 commento:

  1. un bel libro, interessante, scritto bene, che fa capire quali possano essere i problemi dei malati di Alzheimer e dei loro familiari. Suggerisce come non abbandonarli anche quando sempre che tutto sia inutile.

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