domenica 16 giugno 2013

Alzheimer cafè Lissone: un esempio di sinergia vincente


L’8 Giugno è stato per noi e per Lissone un momento di gioia, di festa, un momento di arrivo e nello stesso tempo di ripartenza e di stimolo a continuare questa bellissima esperienza dell’Alzheime cafè (AC) nata proprio per combattere l’isolamento sociale di chi è colpito dalla malattia, attraverso il recupero dei contatti e degli scambi interpersonali, e favorire il mantenimento di abilità e funzioni altrimenti destinate ad essere perdute, anche perché non impiegate in modo adeguato.
L’AC nasce nel 1997 da un’idea del medico olandese lo psicogeriatra Bère Miesen, il quale si era reso conto che, per i malati di Alzheimer, le cure erano insufficienti e che era necessario investire di più nelle terapie psico-sociali. Si diffonde successivamente in altre città europee sensibili al tema, come Londra, Vienna, Parigi. Gli Alzheimer Cafè, sono spazi protetti in cui i malati ed i loro familiari possono interagire a livello interpersonale, i primi mantenendo attive le funzionalità sociali residue e i secondi trovandosi in un ambiente informale in cui poter spezzare la faticosa routine dell’assistenza, parlare dei propri problemi e delle strategie trovate per risolverli, per conoscere bene la malattia e i suoi sintomi e per trascorrere alcune ore in un’atmosfera accogliente, centrata sull’ascolto. L’Aral e la rete che si è creata a Lissone consapevole delle accentuate difficoltà che i familiari dei malati incontrano nel territorio carente di servizi e di sostegno,  hanno desiderato fortemente sperimentare un modello che si è concretizzato in questo primo anno di attività.

Gli obiettivi dell’Alzheimer Cafè di Lissone possono essere identificati in:

1. combattere l’isolamento favorendo il mantenimento ed il potenziamento dei contatti sociali sia per il malato che per i suoi familiari;

2. riabilitare il malato ed i familiari, attraverso contatti più allargati ed in un contesto di normalità, ad avere una capacità relazionale più “sana”;

3. migliorare la qualità dell’assistenza mediante una formazione di esperti della materia;

4. creare reti di solidarietà fra le famiglie dei malati di Alzheimer, con funzione di auto-mutuo-aiuto.

Gli incontri si sono svolti mensilmente presso la Casa Canonica  (grazie alla concessione del prevosto Don Tiziano Vimercati), con un’accoglienza di 15 malati (e rispettivi familiari) ad ogni incontro.

Il programma di questi appuntamenti prevede:

uno spazio (creato nel contesto di un bar) ludico-ricreativo e stimolativo-riabilitativo (giochi, letture, musica, attività motorie, ecc.), per i malati di Alzheimer, mediante l’intervento di varie figure professionali dall’MT all’arte e coloreterapia, alla psicomotricità ed espressione corporea e con il supporto di operatori e volontari per l’assistenza;

intervento (in un locale separato dal precedente) di esperti del settore (terapista, psicologo, medico, infermiere, assistente sociale, avvocato, ecc.) che sensibilizzano e formano/informano i familiari dei malati su temi inerenti la malattia, permettendo agli stessi di avere spazi di condivisione e di scambio che fungano anche da auto-mutuo-aiuto;

alla fine di ogni incontro un momento comune più conviviale che apporti coesione tra i partecipanti, in un clima di empatia e di "festosità" assaporando insieme un caffè e gustando dei pasticcini e dei biscotti, con un sottofondo musicale di intrattenimento.

E’ importante sottolineare come quello che può apparire come un “pomeriggio diverso in compagnia e serenità” sia in realtà un intervento assolutamente professionale, fatto di una progettazione, di una metodo ben preciso, di momenti di riflessione atti al miglioramento continuo; ogni fase dell’attività è pensata in funzione di determinati obiettivi e comporta un accurato lavoro di preparazione. Rinnovo i miei ringraziamenti per il contributo insostituibile che le nostre volontarie danno all’iniziativa nell’assistere gli ospiti durante le attività e durante gli intrattenimenti, per il clima accogliente e gioioso, percepibile in modo tangibile, che vivono gli ospiti agli incontri. Siamo giunti alla conclusione che questo successo lo dobbiamo alla sinergia di tutte queste componenti e allo spirito di donazione gratuita di tutti coloro che si impegnano. Concludo questo intervento con due frasi che sono la base della mia azione

L'ascolto è un atto di ospitalità.
Consiste nel far posto all'altro,
nel cedergli uno spazio e un tempo
nella mente e nel cuore."
(Francesco Torralba)

La giovinezza è felice perché ha la capacità di vedere la bellezza. Chiunque sia in grado di mantenere la capacità di vedere la bellezza non diventerà mai vecchio (Franz Kafka).

La danza-movimento terapia conta oggi su un apparato metodologico e teorico altamente sperimentato nel settore sociale, educativo e clinico e si presenta come una disciplina specifica che si avvale del movimento e dell’espressione corpo,utile per promuovere un processo di integrazione fisica, emotiva, cognitiva e relazionale, oltre che migliorare la maturità affettiva e psicosociale e la qualità di vita della persona. Il concetto di base è che l’individuo sviluppa il senso della propria identità attraverso le sensazioni corporee tattili, visive e cinestesiche, che veicolano e fissano nella chimica dei tessuti e dell’apparato cerebrale le corrispondenti emozioni di piacere o disagio. Nel processo terapeutico è quindi necessario cominciare dal corpo e dalle sue esperienze; la DMT facilita nei suoi pazienti la consapevolezza delle sensazioni corporee mediante l’esplorazione delle varie parti del corpo, trovando modi diversi di muovere quelle parti, esagerando o intensificando movimenti, liberando tensioni interne ed esplorando i ritmi corporei. Il tutto avendo creato uno spazio fisico ed emotivo in grado sia di accogliere che di contenere le espressioni emotive e motorie.
La sua applicazione risulta efficace per una pluralità di obiettivi, terapeutici e/o di sostegno, per ogni tipologia di popolazione - bambini, adolescenti, adulti, anziani - sia in condizioni di normalità che in presenza di
patologie o di diverse situazioni di disagio.
Al di là della dimensione terapeutica e riabilitativa, la DMT esprime
anche competenze e tecniche rivolte al benessere ed allo sviluppo delle capacità relazionali particolarmente positive nei pazienti con demenza. 


Di seguito alcune delle foto scattate durante il momento di festa di danzaterapia e di movimento ed espressione corporea con la guida dello psicomotricista Sergio Fumagalli che lavora presso la Fondazione Anna Borletti di Arosio e Giuseppina Prina di Erba.





I volontari instancabili e i pazienti insieme in un cerchio danzante


















 Ringraziamo la Signora Sindaco di Lissone Concetta Monguzzi e l'Assessore alla Persona e alle Politiche sociali Anny Mariani per la loro simpatica e partecipata presenza.








Il Sindaco di Lissone Monguzzi e l'Assessore Mariani


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