lunedì 20 maggio 2013




LA COMUNICAZIONE NON VERBALE NELLA MALATTIA DI ALZHEIMER

Dr.ssa Francesca Arosio
Psicologa e Psicoterapeuta

Per le famiglie è difficile comprendere cosa realmente significhi la demenza e i cambiamenti che comporta nelle sue varie fasi.
In particolare coloro che assistono il proprio caro ben presto non riescono più né a capirlo né a farsi capire. Nel caso dell’Alzheimer la relazione interpersonale, così importante nell’accudimento di qualsiasi malato, tende a interrompersi in breve tempo perché si annullano le regole della comunicazione verbale con cui siamo abituati a rapportarci agli altri
I familiari spesso ignorano quanto sia errato credere che il malato di Alzheimer abbia perso ogni capacità di comunicazione: egli si esprime come può, e sta a noi imparare a capire il suo linguaggio.
E’ fondamentale riuscire a trasmettere a familiari e caregiver che è possibile continuare a comunicare anche quando il malato non può più usare la parola.
Anche i cosiddetti “disturbi del comportamento” sono un linguaggio, un vocabolario con cui il malato cerca di esprimersi per comunicarci le sue esigenze ed emozioni: bisogni da ascoltare e possibilmente da soddisfare, non da rimuovere semplicisticamente o magari da sedare con farmaci.
La comunicazione non verbale, del resto, basata sulla gestualità, su sorrisi e carezze, sulla mimica di richieste o di azioni da compiere, si fonda sul significato ancestrale e istintivo del linguaggio dei bambini. Tutti noi, infatti, ci siamo espressi in tal modo prima di imparare ad articolare le parole; tutti noi, dopo la nascita, abbiamo parlato il linguaggio dei malati di Alzheimer per esprimere emozioni e bisogni fondamentali, ma solo malati di Alzheimer, che riacquistano l’incanto della fanciullezza, lo ricordano ancora e sono in grado di recuperarlo.
La comunicazione non verbale è correlata alla manifestazione delle emozioni, dei sentimenti, di tutto ciò che si “nasconde” dietro il significato delle parole.
E’ il linguaggio universale che ogni persona è in grado di afferrare e comprendere al di là delle capacità cognitive possedute.




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